Avatar – La via dell’acqua

Avatar - La via dell'acqua

La complessità si nasconde nella semplicità

Ieri mi sono guardato (ovviamente su 55 pollici 4k) il film in questione. Dopo avere letto e ascoltato molte recensioni mi aspettavo qualcosa di molto bello dal punto di vista visuale ma di scontato e noioso dal punto di vista di sceneggiatura, regia, personaggi. Beh, non è così.

Il film (che poi è solo la prima parte di una saga di quattro) sviluppa le tematiche sì in modo lineare, ma niente affatto banale. Non c’è tutta questa suddivisione per cui i Navii sarebbero i “buoni selvaggi” contrapposti agli umani cattivi, tanto per iniziare. Fra loro ci sono gli stronzi, come impara il piccolo Sully, anche se poi sanno redimersi. Fra loro ci sono forme di razzismo e chiusura mentale. E anche il più cattivo dei cattivi inizia a tentennare in alcune scene: alla fine il vero bastardo è chi vede la natura solo come risorsa e non ne coglie l’equilibrio e la complessità. Un po’ come nella nostra realtà, la banalità del male.

Complessità che si ritrova anche nei rapporti fra i personaggi. Innanzitutto sono attori veramente formidabili, tutti quanti, e il nuovo sistema di trasformazione della recitazione da attore a personaggio CGI ha raggiunto livelli che non avrei creduto possibili fino a poco tempo fa. In secondo luogo la storia si sviluppa in modo anti-mitico rispetto al primo film, dove una certa retorica poteva anche infastidire (non dico altro per non fare spoiler) e alcune scelte del protagonista possono apparire assurde all’inizio ma acquistano senso nello svolgersi della trama.

L’eterno ritorno, altra tematica che viene rappresentata nella storia, contrapposta a una filosofia di non violenza – che come spesso capita viene giocoforza abbandonata al momento del bisogno estremo di difesa – a mio vedere prepara per futuri sviluppi interessanti.  Mi aspetto che nei prossimi film il rapporto fra le due specie si evolva e che si evolvano anche le mentalità di entrambi i popoli (che ovviamente sono simboli di aspetti della nostra specie).

È un film che non basta guardare una volta, tale è il lavoro incredibile di ambientazione e le soluzioni tecnologiche e cinematografiche adottate, e vale la pena di assistere alle oltre due ore di “dietro le quinte”.

Volenti o nolenti, Cameron fa la storia del cinema.

Complexity hides in simplicity

Yesterday I watched (obviously on 55 inch 4k) the film in question. After reading and listening to many reviews, I was expecting something very beautiful from a visual point of view but obvious and boring from the point of view of script, direction, characters. Well, it’s not like that.

The film (which is only the first part of a saga of four) develops the themes in a linear way, but by no means trivial. There’s not all this division that the Navii would be the “good savages” versus evil humans, to begin with. Among them are the assholes, as little Sully learns, even if they know how to redeem themselves. Among them are forms of racism and closed-mindedness. And even the baddest of the bad guys starts to waver in some scenes: in the end, the real bastard is someone who sees nature only as a resource and doesn’t grasp its balance and complexity. A bit like in our reality, the banality of evil.

Complexity that is also found in the relationships between the characters. First, they’re truly terrific actors, all of them, and the new CGI actor-to-character transformation system has reached levels I wouldn’t have thought possible until recently. Secondly, the story develops in an anti-mythical way compared to the first film, where a certain rhetoric could even annoy (I won’t say anything else to avoid spoilers) and some choices of the protagonist may appear absurd at the beginning but make sense as the story unfolds. plot.

The eternal return, another theme that is represented in the story, as opposed to a philosophy of non-violence – which, as often happens, is forced to be abandoned at the time of extreme need for defense – in my view prepares for future interesting developments. I expect that in the next films the relationship between the two species will evolve and that the mentalities of both peoples will also evolve (which of course are symbols of aspects of our species).

It is a film that it is not enough to watch once, such is the incredible work of setting and the technological and cinematographic solutions used, and it is worth attending the more than two hours of “behind the scenes”.

Like it or not, Cameron makes cinema’s history.

11-4-23 Evk

(L-R): Lo’ak and Tulkun in 20th Century Studios' AVATAR: THE WAY OF WATER. Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2022 20th Century Studios. All Rights Reserved.

20220529 Recensione

La recensione di Massimo de Santo - 29 maggio 2022

il CylonProf Massimo de Santo è un personaggio mitico nel mondo della fantascienza e del digitale italiani. Professore Universitario di Reti di Calcolatori, co-fondatore di Fantascientificast e di Digitalia, quando recensisce un tuo libro sei felice – anche se ti sgrida!

La recensione su Amazon

Mi sono accostato alla lettura di questo libro con grande curiosità dal momento che sono un discreto conoscitore (e grande appassionato) di fantascienza ma che non ho familiarità con le pubblicazioni originalmente in lingua italiana.
L’opera si presenta intrigante sia nella trama sia nella descrizione dei luoghi e dei personaggi ma risente di una certa frammentarietà a causa di un continuo susseguirsi di punti di vista differenti che non sempre si amalgamano in maniera efficiente. Ad esempio, ho trovato l’uso evocativo dei “glifi” spinto un pò all’eccesso.
Tuttavia il risultato complessivo è di ottimo livello e riesce nell’obiettivo di intrigare il lettore al punto di fargli venire voglia di esclamare “continua a raccontare Edoardo!”.
Aspetto con interesse (e una certa ansia :D) il seguito di questa bella storia e di scoprire il destino dei molti personaggi che la caratterizzano.

Il mitico CylonProf

20220528 Recensione

La recensione di Lux - Parte uno - 28 maggio 2022

Pagina originale sul blog macintelligence.org

Nella  parte zero di questa miniserie ho spiegato i criteri con cui ho scelto di parlare dell’opera letteraria (e non solo) che  Edoardo ha appena dato alle stampe e ai download. Oggi, a rispettare almeno una promessa, si parla di come è fatta l’opera.

Per cominciare, è una narrazione ipertestuale e vorrei sottolineare subito che intendo una cosa diversa da un ipertesto, termine questo capace di entusiasmare o esasperare allo stesso tempo, in funzione delle esperienze vissute e dell’opinione verso l’uso davvero povero che finora l’umanità ha fatto dello strumento, in attesa di superare condizionamenti mentali millenari e accorgersi delle sue potenzialità.

L’autore qui è stato accorto e, dopo essersi scornato contro i limiti delle tecnologie ipertestuali odierne, ha attuato un compromesso che a mio parere ha valorizzato la storia e pure l’ipertesto, in un raro esempio di positività. La narrazione è infatti lineare come chiunque è abituato a concepirla e questo primo libro del Montecristo Project può essere appunto letto come un libro. Non è un librogame che ti fa saltare da pagina 28 a pagina 50 a pagina 99 e la bussola di dove e che cosa stiamo leggendo è sempre bene orientata.

Nel 2022, tuttavia, operare un compromesso a sacrificio delle possibilità iperetestuali sarebbe stata una occasione persa: per fortuna l’ipertesto c’è ed è sano, aumenta il piacere della lettura, aggiunge un piano diverso alla lettura stessa, si inserisce perfettamente nello stile dell’opera.

Qui veniamo a una delle ragioni principali per cui parlerò il meno possibile del contenuto: scoprire il contenuto di questo libro è uno dei piaceri principali e contribuisce in modo significativo al suo valore. Ogni termine, ogni concetto svelato fuori dalle sue pagine è impoverire l’esperienza, anche se di termini e concetti da svelare il libro è strapieno.

Una delle scommesse di Edoardo è montare bella e robusta fantascienza di matrice classica su un impianto di storia che si muove a partire dal presente, con una storia di respiro potenzialmente cosmologico (quanto, lo sapremo con i prossimi due libri) innestata in territori assai vicini e familiari. Dato il contesto che abbiamo intorno, come possiamo aspettarci di trovarlo inalterato, sconvolto, inedito da qui a …anta anni nel futuro?

Le tecnologie, le strutture di potere e di società, le infrastrutture, le problematiche presenti oggi e che, decenni più avanti, sono diventate altro costituiscono un elenco lungo e suggestivo e sospetto che per l’autore infilare (mai gratuitamente, va detto) voce dopo voce nel manoscritto deve essere stato anche un divertimento oltre che l’oggetto di una analisi.

L’ipertesto casca a fagiolo in questo caso. Ogni apparecchio, organizzazione, standard, composto, acronimo, media che compare nel libro ha la propria voce dedicata, linkata ovunque serva nel testo a una pagina di Wikip… di quello che nel racconto è diventata l’enciclopedia del web dopo decenni di evoluzione.

Quindi i termini non familiari si possono chiarire subito e, nel farlo, si acquisisce un substrato di racconto che ci fa approfondire e di conseguenza entrare ancora di più nel racconto stesso. L’intelligenza triplice è stata fare di queste note un ingrediente del racconto invece che un’appendice a fine libro che nessuno avrebbe mai letto, ambientare le note stesse dentro la storia e, la cosa più importante per chi legge, renderle indolori. Un tocco e si va a visitare l’approfondimento, un tocco e si torna esattamente dove eravamo rimasti. Niente scomodità, niente macchinosità, tutto molto chiaro grazie a un linguaggio grafico creato apposta che permette di associare rapidamente ogni situazione della storia a una immagine mentale.

Questo intendo per narrazione ipertestuale. Ovviamente parlo dell’edizione digitale; quella cartacea non offre la stessa possibilità e deve cavarsela in modo più scontato. Non entro nelle politiche editoriali dietro il Montecristo Project; però dico che leggere la storia su carta merita. Leggerla peraltro senza poter avventurarsi nelle note digitalizzate durante la lettura, è perdere qualcosa.

Al prossimo giro si dirà di che cosa fa  La prima Colonia .

Lucio “Lux” Bragagnolo

La recensione del giornalista e blogger Lucio Bragagnolo - Parte 1

20220526 Recensione

Recensione di Simonetta Fanelli - 27 maggio 2022

Ci sono molte cose belle in questo libro nuovo che è riuscito ad appassionarmi nonostante io legga poco, di recente, la fantascienza. 


Libro nuovo nel senso che pur somigliando ad un “normale libro” proietta il lettore in un universo un po’ diverso, multisensoriale ed alla fine ci si accorge di aver vissuto più una “esperienza” che una lettura.



Premetto che il libro si può leggere tranquillamente saltando tutti i suggerimenti proposti dall’autore e non ne è minimamente limitato o disturbato, la storia è bella e interessante, ben articolata, ma nel libro ci sono molti “universi paralleli” che vale la pena esplorare. Intanto ha una wikipedia interna che spiega puntualmente tutte le tecnologie del nuovo tempo in cui il libro si muove. E’ radicato nel nostro mondo, perché fa riferimento a qualcosa che comincerà negli anni 30 del secolo in corso, per cui ci si sente lì lì per afferrare quello che sta per succedere e che però ci sfugge e non ci appartiene ancora. Un bell’escamotage per coinvolgere il lettore. 

Poi il libro ha all’apertura di ogni capitolo un codice QR che nasconde altri contenuti vari…che allargano il significato dei vari capitoli e di cui non vi parlerò. 

Se usate il libro cartaceo la cosa migliore è avere a tiro il cellulare e aprirli via via che capitano, se usate un e-reader che naviga in rete non sarà difficile accedervi. 
 

La cosa più interessante però di questo libro è la lingua, semplice, che non fa concessioni ai linguaggi di moda, molto puntuale sul piano scientifico ma non barbosa. I personaggi sono ben costruiti, senza smagliature, soprattutto quelli femminili, e appartengono ad un mondo che non c’è ancora ma che molti stanno cercando di costruire, insomma un bel rapporto col futuro, non drammatico, non distopico, non angosciante….forse è proprio questa la cosa migliore di questo libro, bisogna avere una gran fede nel futuro per scrivere un libro del genere, ed è questo il miglior messaggio dell’autore.

Simonetta Fanelli

La recensione sul gruppo Facebook "Un libro tira l'altro"

20220519 Recensione

La recensione di Lux - Parte zero - 19 maggio 2022

Pagina Originale sul Blog macintelligence.org.

Premessa. La sostanza di una recensione, nel mondo informatico, è scrivere di qualcosa per spiegare come è fatto, che cosa fa e come lo fa. C’è qualcosa di diverso rispetto alla recensione classica di un libro. Ma per quanto riesco recensirò La Prima Colonia come si farebbe da informatici, anche perché l’autore di informatica ne mastica, al punto di portarne tanta e non inutile ovunque, nella trama come nella struttura.

Un altro punto della premessa è che il lavoro di Edoardo al Montecristo Project dura da dodici anni e mi è capitato alcune volte di incrociare varie fasi della sua gestazione. Cercherò di ignorare sistematicamente questa conoscenza pregressa in quanto l’opera va giudicata da quello che porta, mentre come è nata dovrebbe essere secondario.

Il terzo e ultimo punto della premessa è che Edoardo è un tolkieniano di ferro, anzi, di acciaio. Per l’universo tolkieniano ha scritto, curato, musicato, creato, organizzato, fatto tantissimo. Potrebbe venire la tentazione di formulare paralleli tra la genesi, o la struttura, dell’opera, dato che evidentemente da Tolkien deve avere ricavato ispirazioni, suggerimenti, tecniche, esattamente come a me viene spesso da fare sul lavoro metafore attinenti al basket, dopo averlo praticato per mezzo secolo. Quando una esperienza ti permea, può solo manifestarsi, magari più o meno alla luce del sole; impossibile che non si rifletta sul modo di pensare e di agire.

L’esperienza permea anche me, più modestamente, e resterò impermeabile alla tentazione di fare paragoni o paralleli, per giustizia verso tutte le parti coinvolte in queste pagine. Che ci siano echi tolkieniani, o che manchino, e di che tipo siano, spetta al lettore desumerlo per trarne eventualmente le proprie conclusioni.

Ciò detto, a breve parlerò di come è fatto.

Lucio “Lux” Bragagnolo

La recensione del giornalista e blogger Lucio Bragagnolo - Parte 0

20220507 Recensione

Recensione di Roberto Rizzardi - 7 maggio 2022

L’ho letto.  Confesso che l’ho fatto prima di tutto perché Edoardo è un amico, conosciuto praticando l’antica arte del Tai Chi, quando ancora abitava in provincia di Pavia, quindi sapevo già che sarebbe stata un’opera prima molto interessante.

È pieno di spunti non banali ed effettivamente affronta il concetto di coscienza artificiale secondo un approccio innovativo.

Come ho già avuto modo di  dirgli, la sua scrittura crea la storia con una serie di “pennellate successive”, cosa che caratterizza anche le sue composizioni musicali.

La storia emerge spontaneamente dalla giustapposizione di tanti percorsi narrativi concorrenti.

È come assistere alla creazione del racconto.

Roberto Rizzardi

La recensione dei Roberto Rizzardi

20220415 Recensione

Recensione di Simonetta Fanelli - 14 maggio 2022

 (…) Insomma questa multisensorialità mi piace un sacco, e guarda che per me è un’eccezione, io sono una lettrice classica, che ama il librone a cui danno fastidio anche le figure.
Comunque si sente che sei un musicista a prescindere… si sente nella musicalità del testo e nell’orchestrazione della costruzione… e negli infiniti riferimenti e aggettivi musicali. Mi piace anche la lingua, che non rincorre niente e non si fa sedurre da nessun incantatore di moda.  (…)
 
Simonetta Fanelli
(col permesso dell’autrice)

20220317 Recensione

Recensione di Ilaria Taddei - 17 marzo 2022

E’ un libro che lascia col fiato sospeso. Se uno si aspetta la classica storia lineare rimarrà stupito perché ha una trama estremamente complessa caratterizzata da un ritmo della narrazione estremamente elevato, come nei migliori film di azione.
 
Nel contempo risulta una lettura pulita ed avvolgente che ti spinge in un universo parallelo: il contenuto è plausibile e mai banale, con richiami alla realtà odierna.
 
Il libro tocca tematiche sensibili, il rapporto con la scienza, con la consapevolezza dell’umanità nei confronti della realtà esteriore ed interiore (il sè), la psicologia e la filosofia, forse la teologia.
Bello e imperdibile, un’autentica chicca non solo per i nerd.
 
Ilaria Taddei