20221029 Recensione

Premessa

Quando un autore pubblica un libro lo fa in parte con la speranza che abbia un vero successo, magari di quelli che cambiano la vita, soprattutto quando investe 12 anni nella scrittura di un unico grande romanzo (la cui storia continuerà). Ma questa è solo la parte più “esteriore” del sogno. Il vero autentico sogno di un autore è condividere una passione.
Ovvero che chi legge entri nella tua passione come in un mondo, la esplori, la apprezzi o la critichi ma che comunque la veda e ti consideri come autore.
Ecco, Lucio Bragagnolo finora è colui il quale ha espresso più di ogni altro questo talento, che non è un talento da poco: prendere un’opera, smontarla, analizzarla da tutti i punti di vista – magari cogliendo qualcosa che lo stesso autore non aveva colto fino in fondo – rimontare il tutto e scrivere qualcosa che è ben più di una recensione, è piuttosto un James Webb letterario, un telescopio che permette di vedere più lontano – nelle intenzioni – e rendere il tutto più vicino – nelle percezioni.
Insomma, ce ne fossero.

La recensione di Lux - Parte 3 - 29 ottobre 2022

Pagina originale sul blog macintelligence.org

È molto che devo completare la relazione su  La Prima Colonia , finita la  parte due , archiviata la  parte uno , dimenticata la parte zero . Devo raccontare come lo fa: come il libro soddisfa, o no, le mie aspettative.

La parte problematica del farlo è che, per convenzione, questo tipo di resoconto diventa quasi sempre per chi legge un invito a comprare il libro oppure a non farlo. Una scelta binaria da cui mi dissocio, perché su un’opera di questo calibro i giudizi possono solo essere sfumati. È anche una convenzione in cui potrei ritrovarmi se si trattasse di un libro scritto da uno sconosciuto. Edoardo invece è un amico e io sono fregato; se ne parlo bene sembrerà che gli tiri la volata a prescindere dai meriti. Se ne parlo male, si arrabbierà molto e potrebbe anche avere ragione, perché chi mai può dire di padroneggiare completamente un libro? Se, infine, ne parlo bene ma con qualche riserva, o male con qualche nota positiva, potrò godere del peggio dei due mondi, attaccato da entrambi i lati.

Se consideriamo poi che si tratta del primo libro di tre e che nulla sappiamo degli altri due, figuriamoci. Come giudicare la trilogia della Fondazione di Asimov guardando unicamente a Cronache della galassia. Può succedere di tutto, chissà che personaggi arrivano, vai a sapere che piega prende la vicenda.

Non dovrebbe esistere questo post, in altre parole. Verrà frainteso comunque. Pazienza. Oramai sono dentro. E in fondo quello che ho appena finito di scrivere è una nota positiva.

Sì, perché ho letto La Prima Colonia e non sono sazio. Vorrei sapere dove va a parare la storia, che fine fanno (alcuni) personaggi, chi vince alla fine. Questo primo libro fa succedere un sacco di cose, molte delle quali evidentemente predispongono la scena per sviluppi futuri di cui sappiamo nulla, ora. Questo potrebbe lasciare il lettore lievemente incazzato oltre che a bocca asciutta, se fatto male. Oppure ansioso di proseguire la storia, se fatto bene. È fatto bene.

I personaggi, mediamente, mi piacciono. Alcuni vengono descritti nella loro interezza praticamente subito, altri si svelano progressivamente. La profondità dei caratteri c’è e qualcuno potrebbe svilupparsi in modo intrigante con il proseguire della storia. Nel libro ci sono molti dialoghi, che corrispondono ad altrettante interazioni tra personaggi. Mediamente i dialoghi funzionano e soddisfano. Non tutti gli accoppiamenti dialettici tra i personaggi danno il miglior risultato, come peraltro accade in qualunque libro e soprattutto in libri di queste dimensioni. La lettura tuttavia scorre sempre piacevole.

Le descrizioni funzionano. In alcuni casi molto vivide, in altri più accennate, però ci si immerge volentieri nei vari ambienti della storia, siano angiporti o uffici di autorità ad alto livello. Una parte di ambientazione è autobiografica e, come si può immaginare, è resa magistralmente, da qualcuno che di quei luoghi conosce ogni sampietrino. Dove si passa la soglia del fantascientifico, ovviamente, tutto assume forme più sfumate e mi ci sono comunque ritrovato bene.

Dove, se avessi la capacità di produrre un’opera ad ampio respiro, avrei lavorato diversamente è sul metacontenuto che accompagna la narrazione. La Prima Colonia ha a corredo un’enciclopedia che ne illustra tutta la parte scientifica, parascientifica, fantascientifica e fantastica. L’autore ci ha speso molto in tempo ed energie e il risultato è superbo. Questo si traduce a volte in una certa sollecitudine a inserire nozioni e accenni durante una descrizione che forse non erano proprio necessari in quel momento, potevano arrivare anche qualche attimo dopo, spostano relativamente i termini della narrazione.

In qualche momento il gusto di esporre l’invenzione supera il bisogno effettivo. Per fortuna la lettura prosegue comunque liscia e si riesce a stare sulla vicenda. Il fatto fantatecnico è uno dei pilastri de La Prima Colonia e sono stato attento a non dare spoiler, poiché sviscerare tutto l’apparato tecnologico futuristico che sorregge la trama è uno dei piaceri della lettura di questo libro. Per il mio gusto personale avrei preferito in alcuni punti un approccio più discreto. È un fatto appunto di gusto e l’interpretazione di chiunque altro potrebbe essere diversa.

Tiro le somme. È un’opera prima, piena di valore, con qualche sbavatura, un potenziale narrativo straordinario, tanti enigmi che aspettano di essere affrontati nei prossimi episodi. La domanda, per uno scettico indeciso, è: l’autore ha dato il meglio di sé per poi trovarsi a corto di risorse e di idee nei libri successivi oppure l’opera prima diventa tanto più matura ed efficace quanto più si procede verso il compimento della storia?

Alla fine della lettura de La Prima Colonia tendo a prediligere la seconda conclusione. Questo primo volume merita la lettura e si fa tranquillamente perdonare piccoli difetti di gioventù. Ho la sensazione che Edoardo sia uno di quegli scrittori che migliorano mentre scrivono e che la trilogia sia cominciata bene e proseguirà meglio. A ciascuno la libertà di abbracciare l’esperienza e scoprire quanto sono buoni i buoni e quanto cattivi i cattivi. È una delle cose intriganti del libro. E grazie all’autore per avermi concesso l’anteprima.

Lucio “Lux” Bragagnolo

La recensione del giornalista e blogger Lucio Bragagnolo - Parte 3

20220719 Recensione

Premessa

Quando un autore pubblica un libro lo fa in parte con la speranza che abbia un vero successo, magari di quelli che cambiano la vita, soprattutto quando investe 12 anni nella scrittura di un unico grande romanzo (la cui storia continuerà). Ma questa è solo la parte più “esteriore” del sogno. Il vero autentico sogno di un autore è condividere una passione.
Ovvero che chi legge entri nella tua passione come in un mondo, la esplori, la apprezzi o la critichi ma che comunque la veda.
Ecco, Lucio Bragagnolo finora è colui il quale ha espresso più di ogni altro questo talento, che non è un talento da poco: prendere un’opera, smontarla, analizzarla da tutti i punti di vista – magari cogliendo qualcosa che lo stesso autore non aveva colto fino in fondo – rimontare il tutto e scrivere qualcosa che è ben più di una recensione, è piuttosto un James Webb letterario, un telescopio che permette di vedere più lontano – nelle intenzioni – e rendere il tutto più vicino – nelle percezioni.
Insomma, ce ne fossero.

La recensione di Lux - Parte due - 19 luglio 2022

Pagina originale sul blog macintelligence.org

Non mi sono dimenticato de La Prima Colonia; anzi, sono finalmente arrivato in fondo alla lettura. Se ci ho messo così tanto dipende da me, il libro non c’entra. Ho trovato finalmente un’organizzazione di lettura compatibile con il giusto ritmo per questo libro, che si gusta meglio a mio parere con monoporzioni giornaliere.

Dopo la parte zero di questa recensione, in cui esponevo i miei criteri, e la parte uno , come è fatta l’opera, oggi parliamo di che cosa fa l’opera.

Abbiamo già detto che è fantascienza dura e pura e che intreccia un respiro cosmico con uno di vita quotidiana, chiedendosi e suggerendoci come potrebbero essere tra qualche decina di anni tante componenti della nostra società che oggi hanno un ruolo più o meno preminente. Ok, ma che cosa succede?

Lo scenario è intricato. Ci sono vari filoni narrativi che si intrecciano; alcuni si risolvono, altri si chiudono con cliffhanger che rimandano al prossimo o ai prossimi libri (The Montecristo Project è una trilogia e La Prima Colonia è il primo libro).

Uno di questi filoni, posso parlarne perché Edoardo (l’autore) lo scrive senza patemi nei materiali promozionali, è la nascita di una coscienza artificiale (non intelligenza; coscienza). Se parlassimo di voli aerei, sarebbe quello a quota più alta.

Più sotto, a quote diverse, abbiamo spionaggio governativo, un (un?) amore che nasce, angiporti di una città cara all’autore, il futuro delle comunità open source, una nuova forma di contatto umano con altri mammiferi, famiglie difficili, politici problematici, hacker geniali, nanomacchine malandrine, un esperimento rivoluzionario, sabotaggi di alto profilo, organizzazioni criminali, un diverso ordine mondiale, scienziati vecchi e giovani a confronto, credo di dimenticare diverse componenti.

L’universo de La Prima Colonia è composto da stringhe; per ognuna di queste situazioni c’è una vicenda che si dipana. Come è facile intuire, alla fine del libro (o dei libri) le varie stringhe, all’inizio distanti e apparentemente divergenti, si intrecceranno solidamente. Quante, quali e come va lasciato alla lettura.

Ogni capitolo (ogni glifo, nel gergo dell’opera) si focalizza su una di queste storie e la porta avanti. Per questo parlavo inizialmente del ritmo giusto da dare alla lettura della storia. Mi sono reso conto che non aveva senso aggredire il tomo e mescolare nanomacchine con stupefacenti (nel libro, nel libro…). Invece, molto meglio una giusta dose al giorno di un contenuto univoco: oggi gli infiltrati nell’organizzazione, domani il ragazzo alla ricerca di un perché, dopodomani Carlo e Francesca eccetera eccetera.

Chi ha letto qualcosa della genesi del libro sa che balenò la possibilità di una versione cinematografica; la struttura del libro, con i filoni che procedono paralleli andando verso la conclusione comune, è mooolto cinematografica.

Vincerà lo spirito di gruppo oppure l’obbedienza agli ordini? Che cosa sta combinando Bea? Chi c’è veramente dietro gli sforzi di sabotaggio della Grande Impresa? È veramente amore o un semplice trovarsi coinvolti insieme in un meccanismo che mette a dura prova corpi e menti?

Questo e altro ancora sono che cosa fa il libro. Gli spunti narrativi sono numerosi e ovviamente qui non si svela nulla. La cosa di cui ci si rende conto a un certo punto è che, tra inseguimenti, intrecci politici, armi cibernetiche, esperimenti arditi, operazioni azzardate, interferenze militari e passeggiate in monoruota ci si perde in un turbine di vicende, piacevolmente. Ci si chiede come andrà a finire tutto. Intanto, la coscienza artificiale sullo sfondo cresce, evolve, si trasforma e sembra non avere parte nel quadro, quando invece ne è il fondamento.

Forse è qualcosa che sta succedendo anche nel mondo reale e non lo sappiamo. Non ancora.

La prossima volta completerò la recensione raccontando come lo fa, come La Prima Colonia risponde (o meno) alle mie aspettative.

Lucio “Lux” Bragagnolo

La recensione del giornalista e blogger Lucio Bragagnolo - Parte 2

Errore

Attrattore di Lorenz

Errore

(…) – Ci siamo quasi. – Oltre a gestire la sua trappola, Jin era uno degli incaricati che avrebbero seguito la procedura, pronti a intervenire in caso di problemi. Due operazioni una più complessa dell’altra, il tutto in un ambiente pieno di colleghi esperti, giornalisti scientifici selezionati, sistemi di controllo e Dronicam. Almeno queste ultime sarebbero state tenute a debita distanza, dopo la minaccia del dottor Dante di abbatterle con un piccolo ma efficace sistema laser.
– … il compimento di un lavoro ormai più che trentennale. Iniziamo.
Con solennità, il professor Montalcini, dopo avere infilato un paio di guanti bianchi, prese fra le mani la matrice del primo Glifo, una piccola mattonella dorata e semitrasparente ricoperta da sottilissimi ghirigori, e la pose all’inizio del labirintico sistema di minuscole rotaie magnetiche che ricopriva il grande tavolo toroidale.
La matrice fu subito presa in consegna dal sistema e iniziò a scivolare lentamente verso il punto di incastro.
In quel momento Jin osservò nel suo visore, come si aspettava, sessantadue minuscole tracce dipartirsi dalla testa di Montalcini, che per un attimo sembrò ai suoi occhi quasi incoronata da quella partenza multipla.
La trappola si attivò, ma Jin si accorse subito che qualcosa non andava per il verso giusto. Le sue nanomacchine, per ben cinque volte, riuscirono apparentemente a intercettare le tracce, ma ogni volta era come se incrociassero il vuoto… oppure un’immagine virtuale.
– Dannazione!
Subito eseguì una verifica. Pochi secondi dopo una serie impressionante di improperi subvocalizzati assalirono il sistema bionico di Yu, che dovette fare uno sforzo per rimanere impassibile. Altri cinque secondi e la procedura di creazione era terminata, il primo Glifo definitivamente sigillato, in attesa di essere un giorno collegato al complesso sistema che avrebbe ospitato i Circuiti Nanoquasici dell’ASAC.
Tutti applaudivano e Montalcini aveva un’aria molto soddisfatta. Si sentiva come se fosse stato alleggerito da un fardello che si portava addosso da molti mesi. Solo due persone in quella stanza avrebbero potuto, volendo e potendo, spiegargli la veridicità di tale sensazione. Ma adesso erano assorbite in ben altre faccende.
Yu colse l’espressione stravolta di suo fratello, prima che lui si riprendesse per poi sorridere e applaudire come tutti gli altri.
– Cos’è successo Jin, accidenti!
– Dannati piccoli mostri. Mi hanno sabotato la trappola. Tutto quello che vedevo era ritardato di sette microsecondi, più che sufficienti a renderla inutile.
La guardò sorridendo, ma era un sorriso amaro.
– Ci hanno fregato. Ci hanno fregato un’altra volta.

The Montecristo Project – La Prima Colonia
Capitolo 8 scena 9: Il Laboratorio dei Glifi

Altri assaggi del libro

La faglia
La faglia

“Una faglia dormiente nella crosta continentale subì una pressione repentina e si agitò, come un’enorme bestia che si risveglia dopo un lungo sonno e scuote le spalle […]

Il sogno
Il sogno

Si fermò, stupefatto per l’assenza assoluta di fatica, accanto a un torrentello che scorreva lambendo un grande masso, caduto dall’altura soprastante chissà quanto tempo prima […]

Il Muto
Il Muto

(…) Il Muto aveva quel modo di guardarti fisso, intenso, che sembra scavarti nell’anima ma con gentilezza, come il bisturi del chirurgo che vuole salvarti la vita […]

Spulciato
Spulciato

(…) Gli prendeva un certo imbarazzo, a Matteo, rendendosi conto che col Muto riusciva a sfogarsi, a tirar fuori le sue magagne personali (…)

Nanobot
Nanobot

I minuscoli movimenti, tanto rapidi quanto impercettibili, trasmettevano le informazioni all’interno della colonia dei costruttori […]

I Tigrotti
I Tigrotti

Il chiasso improvviso la mise in allarme. Un branco di pischelli attraversò il vagone ridendo e vociando, accompagnati da un sottofondo musicale crack-metal ad alto volume. […]

Inseguimento
Inseguimento

Improvvisamente un’altra monoruota si affiancò alla loro. – E questo chi è? Il pilota, il cui volto era nascosto da un casco integrale […]

L’Ente Agente
L’Ente Agente

Quando l’Ente iniziò a computare, in alcune sue particolari funzioni, la strategia migliore per raggiungere lo scopo prefissato, ne risultò che avrebbe dovuto muoversi con estrema circospezione. […]

L’isola
L’isola

(…) L’isola pareva allo stesso tempo elegante e non finita, come una scultura ancora in fase di creazione nello studio di un artista. […]

Salta-in-alto
Salta-in-alto

Era stata una buona giornata. Il branco stava tornando dal lungo giro nei territori di caccia, a nord-ovest dell’Isola di Capraia per poi puntare verso la Gorgona. […]

Protocollo
Protocollo

Protocollo di sicurezza per i Circuiti Nanoquasici – Versione 1.22 – A cura del Coordinamento Generale per le Ricerche di Frontiera – Oslo, 14 dicembre 2075 […]

Temporali lontani
Temporali lontani

(…) La terrazza era stata ottenuta tagliando via una grande parte del tetto dall’edificio principale ed era disposta su più livelli, in modo da permettere una visione a trecentosessanta gradi della volta celeste. […]

Ricorsività
Ricorsività

(…) Avrebbe potuto usare la sintesi vocale, il Muto, ma preferiva quello strano insieme di gesti, segni ideografici e disegni proiettati sulla retina dell’interlocutore […]

Camera quantistica
Camera quantistica

La stanza era apparentemente vuota. La luce e la disposizione geometrica delle pareti giocavano strani scherzi e parevano mutare angolazione e forma a seconda del punto di osservazione. […]

Zhi Yao
Zhi Yao

Il Massimo Comandante del Guojia Anquan Bu sorrise ironico, osservando allo specchio le numerose medaglie appuntate sulla sua giacca. Piccolo di statura e dai tratti squisitamente orientali, appariva molto anziano. […]

L’antica saggezza
L’antica saggezza

(…) Tacquero per diversi minuti, complice l’arrivo del tè. Fu servito da una coppia di anziani cinesi, con il cerimoniale GongFu Cha, come da disposizione del procuratore. […]

Decisione
Decisione

(…) Napoleone Bonaparte sedeva nella sua tenda da campo, cupo, in attesa del ritorno dei soldati inviati in perlustrazione. Non era riuscito a chiudere occhio, anche per il dolore sordo allo stomaco, tanto accentuatosi negli ultimi giorni. […]

Tentazione
Tentazione

(…) La ragazza danzava nel bosco, entrando e uscendo dai giochi di luci e ombre che il sole, alto nel cielo, creava fra i rami primaverili. Il cavaliere, nascosto dietro un grande cespuglio di mirto, la fissava tremando per la tensione. […]

Mare
Mare

(…)Mare.Tuffarsi nell’acqua tersa come cristallo, nuotare velocissimi qualche metro sotto, dove i raggi di luce sembrano danzare nello spazio di una cattedrale senza fine e senza fondo. […]

Le case cantanti
Le case cantanti

La villa, isolata al centro di un ampio podere, in parte coltivato a lino e cicoria e in parte coperto da un bosco di querce e olmi secolari, fondeva l’architettura rurale tradizionale con le ultime soluzioni tecnologiche per l’efficienza energetica e la difesa dai tornado, che negli ultimi decenni avevano spazzato l’Europa centrale con sempre maggiore frequenza.

L’albero
L’albero

Carlo osservò il cielo e le nuvole che, spinte da un vento insolitamente vispo per quella stagione, si arrotolavano e s’incirrivano intorno alle parti più alte del grattacielo. (…)

Prologo
Prologo

[…] […] […]
Buio, indistinto, niente.
Vuoto, immenso, vuoto.
[…] […]

Matteo e Bea
Matteo e Bea

(…) Il contatto con quel corpo delicato, morbido e sinuoso ebbe un effetto calmante su Matteo, che ricambiò l’abbraccio con una tenerezza che non gli era affatto abituale. (…)

De Principatibus
De Principatibus

Ma colui che arriva al principato col favore popolare, si trova a governare da solo, e intorno a sé non ha nessuno, o pochissimi, che non siano pronti a ubbidire. Oltretutto, non si può onorevolmente e senza danneggiare altri accontentare i potenti, ma si può soddisfare il popolo: (…)

Scegliere
Scegliere

Carlo faticava a prendere sonno.
Giaceva sul letto, supino, osservando la Via Lattea che ruotava lentamente sul soffitto e ascoltando in sottofondo l’adagio da ‘L’Autunno’ di Vivaldi. Ma neppure una combinazione così intensamente distensiva riusciva a rasserenarlo. (…)

Francesca
Francesca

Nonostante il blando calmante che Carlo, dopo non poche insistenze, era riuscito a farle assumere, la tensione in lei era ancora troppo alta per permetterle anche solo di pensare di andare a letto.

Errore
Errore

– Ci siamo quasi. – Oltre a gestire la sua trappola, Jin era uno degli incaricati che avrebbero seguito la procedura, pronti a intervenire in caso di problemi. Due operazioni una più complessa dell’altra, il tutto in un ambiente pieno di colleghi esperti, giornalisti scientifici selezionati, sistemi di controllo e Dronicam.

L’Ente Esistente
L’Ente Esistente

L’Ente giaceva placido e sonnolento, non avendo alcun nemico naturale né alcun organismo in grado di concorrere nella Sua nicchia ecologica. Poteva quindi permettersi di oziare, lasciando che le Sue innumerevoli propaggini, i Suoi pseudopodi, le Sue connessioni verso l’esterno e all’interno di Se stesso provvedessero autonomamente ai bisogni primari (…)

Galassia Relazionale
Galassia Relazionale

Si alzò e si avvicinò alla lavagna interattiva, cancellandone la superficie con un gesto della mano, quindi si voltò verso gli altri. – L’idea di partenza è estremamente semplice. Si basa sul principio della conoscenza reciproca.

L’Ente Comunicante
L’Ente Comunicante

Tutto accadeva in femtosecondi, lampi di pseudo.concetti espressi in proto.linguaggi si intrecciavano in strutture di sublime complessità.

L’Ente Errante
L’Ente Errante

L’Ente inciampò, e cadde. Non interamente: sarebbe stato fisicamente impossibile il crollo contemporaneo di tutti i Suoi sottosistemi, a meno che l’intero pianeta per qualche motivo venisse danneggiato in maniera irreparabile e non solo in superficie.

Livorno futura
Livorno futura

Una città che aveva conosciuto periodi di vitalità e depressione, di splendore e decadenza, talvolta anche più intensi di quelli vissuti dalle sue sorelle maggiori, Pisa, Lucca, Firenze, artisticamente e storicamente più importanti.
Una strana città, Livorno.

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La faglia
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Il sogno
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Il Muto
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Spulciato
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Nanobot
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I Tigrotti
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L’Ente Agente
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20220529 Recensione

La recensione di Massimo de Santo - 29 maggio 2022

il CylonProf Massimo de Santo è un personaggio mitico nel mondo della fantascienza e del digitale italiani. Professore Universitario di Reti di Calcolatori, co-fondatore di Fantascientificast e di Digitalia, quando recensisce un tuo libro sei felice – anche se ti sgrida!

La recensione su Amazon

Mi sono accostato alla lettura di questo libro con grande curiosità dal momento che sono un discreto conoscitore (e grande appassionato) di fantascienza ma che non ho familiarità con le pubblicazioni originalmente in lingua italiana.
L’opera si presenta intrigante sia nella trama sia nella descrizione dei luoghi e dei personaggi ma risente di una certa frammentarietà a causa di un continuo susseguirsi di punti di vista differenti che non sempre si amalgamano in maniera efficiente. Ad esempio, ho trovato l’uso evocativo dei “glifi” spinto un pò all’eccesso.
Tuttavia il risultato complessivo è di ottimo livello e riesce nell’obiettivo di intrigare il lettore al punto di fargli venire voglia di esclamare “continua a raccontare Edoardo!”.
Aspetto con interesse (e una certa ansia :D) il seguito di questa bella storia e di scoprire il destino dei molti personaggi che la caratterizzano.

Il mitico CylonProf