Esce la Prima Colonia su Delos Digital

Dodici anni di lavoro.

Ventinove anni di gestazione della storia.

Almeno dieci riscritture.

Questo è The Montecristo Project – La Prima Colonia, la prima parte del romanzo al quale lavoro dal 2010, basato su un racconto scritto alla nascita di mio figlio nel 1993. Il libro è finalmente uscito nella collana Odissea Fantascienza (quale nome migliore) di Delos Digital e per questo ringrazio l’editore, Silvio Sosio, e il mio editor Lorenzo Crescentini.

Sono perfettamente consapevole che questo non è affatto un punto di arrivo. È solo una piattaforma di partenza, sta adesso ai lettori valutare l’opera – siate clementi – e a me portarlo a compimento con le altre due parti del romanzo, e i due nuovi romanzi che ho già in mente.

Al lavoro.

Edoardo Volpi Kellermann

La pagina del libro sul sito dell’editore Delos Digital

20210626 Commento

 (…) Bellissimo! Quando scrivi la seconda parte? Molto avvincente. (…)L’idea e’ molto originale e il modo di scrivere e’ coinvolgente al massimo. (…) Mi è piaciuto tanto!!! e’ inaspettato, fresco , diverso e sono molto curiosa a leggere il seguito. (…)

Catalina Curceano – Prima ricercatrice dell’INFN

(col permesso dell’autrice)

20120319: Le case cantanti

(…) Arrivò dal suo ospite in tempo per la cerimonia del tè.
La villa, isolata al centro di un ampio podere, in parte coltivato a lino e cicoria e in parte coperto da un bosco di querce e olmi secolari, fondeva l’architettura rurale tradizionale con le ultime soluzioni tecnologiche per l’efficienza energetica e la difesa dai tornado, che negli ultimi decenni avevano spazzato l’Europa centrale con sempre maggiore frequenza. Con la capacità di adattamento che gli era pro- pria, la popolazione si era organizzata prima con rifugi sotterranei, poi con le strutture di rinforzo in Mevlar, un polimero biosintetico che univa le proprietà dell’acciaio e della tela di ragno, per impedire il cedimento strutturale delle abitazioni.
Il risultato estetico era uno strano miscuglio, non spiacevole, fra la semplicità delle antiche case dai tetti rossi e spioventi e la bizzarria di castelli techno-fantasy agganciati al terreno da innumerevoli cordicelle. Quando c’era vento forte le corde tendevano a vibrare e, dopo anni di studio, erano stati messi a punto dei sistemi di accordatura dinamica che avevano reso famose le ‘case cantanti’ delle pianure nord-europee.
Il Muto, riconosciuto quando ancora era distante un paio di chilometri dalla villa, trovò il cancello di ingresso aperto. Parcheggiò il suo mezzo al riparo di una grande quercia alta come un edificio di undici piani e dal tronco di almeno quattro metri di diametro, quindi percorse a piedi il viale che si snodava fra numerose aiuole piene di tulipani gialli e rossi.
Un enorme gatto rossiccio lo osservava placido da una sedia a sdraio vicino all’ingresso. Udendo le fusa, il Muto si fermò qualche secondo per carezzarlo.
– Ti sono sempre piaciuti gli animali, Lucas. (…)

20120216 Realtà e fantasia

…già li sento pontificare.
“Se non parla di cose reali, tangibili, non è vera arte”

Cara signora / signore, forse il secolo a cavallo del 1900 ti ha fatto dimenticare che le più grandi opere letterarie del passato sono, in gran parte dei casi, opere fantastiche?

E poi cosa vuole dire “realismo”? Forse che una storia, poniamo, di fantascienza non può parlare di esseri umani reali, di reali sentimenti anche se in situazioni immaginarie? Il “realismo” può essere un potente pennello in mano ad un grande autore, ma può anche diventare una gabbia, impedendoci di vedere “oltre” la visione ristretta del quotidiano.

Nota bene, la *visione* ristretta: perché il nostro quotidiano è tutt’altro che ristretto. 

Siamo noi che lo banalizziamo, che non siamo più capaci di cogliere il meraviglioso che ci circonda in ogni angolo. Siamo noi che costruiamo le sbarre delle nostre gabbie.

Ecco allora che la buona narrativa fantastica diventa un grimaldello per uscire dalle nostre prigioni, per aprire la nostra visione, per riscoprire il “sense of wonder” anche nella vita di tutti i giorni.

E non scordiamoci che tutte le grandi scoperte scientifiche nascono… dall’immaginazione dei ricercatori.

Oscar Chichoni - Starship Titanic
Oscar Chichoni - Starship Titanic

Oscar Chichoni, grandissimo illustratore argentino e caro amico, a suo tempo mi donò il mio personale logo “Evk” che potete vedere qui sotto. Purtroppo non sono più riuscito a contattarlo da quando è tornato in Argentina, nonostante abbia tentato diverse volte.

Starship Titanic, un videogioco creato nientedimeno che da Douglas Adams, è stato uno dei suoi lavori più interessanti.

20120211: Inseguimento

(…) Nel momento in cui le auto e le moto inseguitrici raggiunsero la linea persero il controllo tutte insieme.

Due auto si scontrarono fra di loro e capitombolarono entrambe oltre il parapetto del dock, coinvolgendo anche una delle moto il cui pilota fece un volo di almeno cinquanta metri per rimanere poi, immobile, a terra, mentre una seconda moto veniva investita dal suo mezzo impazzito.

L’auto rimasta ebbe un’accelerazione improvvisa che le permise di avvicinarsi alla Monoruota dello sconosciuto. Ma quando sembrava che stesse per investirlo, quello ripeté la manovra di prima, frenando improvvisamente e poi accelerando e passando radente la fiancata sinistra dell’auto.

Ci fu come un lampo e la parte inferiore e superiore dell’automobile si divisero di netto, come se un enorme, affilatissima lama le avesse sezionate in orizzontale, appena sopra le ruote. La parte inferiore continuò la sua corsa per andarsi infine a schiantare contro una delle gigantesche gru semoventi, mentre quella superiore planò a terra e poi iniziò a rotolare a una tale velocità da disintegrarsi totalmente.

Gli inseguitori sopravvissuti si ritirarono fuggendo. (…)

Inseguimento
Kangxzi Radicals Fuoco
Monoruota
Monoruota
inseguimento
Glifo_1_7_3_500
Monoruota

20120211 Scoprire una Strada

Scrivere un libro è come scoprire una strada… una strada che si addentra in una foresta. Tu puoi avere un’idea della tua meta, puoi vedere la vetta che sta oltre il bosco. Ma non hai alcuna idea di come la raggiungerai, delle curve che farà il sentiero, di chi o cosa troverai fra gli alberi, se ci sarà cibo e acqua a sufficienza.

Certo, puoi pianificare la tua via, puoi crearti una mappa: per poi accorgerti che la stessa mappa si evolverà insieme al tuo cammino. 

Puoi scegliere che tipo di bosco attraversare, se sarà una foresta cupa e tenebrosa o un luogo pieno di vita, o un qualcosa a metà fra le due scelte. Ma non saprai che alberi incontrerai fino a quando non sarai lì.

I personaggi saranno i tuoi compagni di viaggio. Puoi impegnarti perché non siano vaghe ombre, o figurine artefatte, puoi lottare con te stesso perché acquistino spessore e consapevolezza di se stessi. Poi dovrai essere tu a seguirli, a lasciarti condurre per vie che solo loro conoscono.

Imparerai ad amarli, a considerarli persone vere. Solo allora riceverai da loro tutto quello che hai investito in essi, solo allora non saranno meri specchi ma si riveleranno capaci di arricchire la tua storia, ma sopratutto di arricchire te.

Un giorno arriverai sulla vetta, magari per accorgerti che altre vette più remote e più alte aspettano di essere raggiunte. Allora potrai scegliere di condividere la strada che hai seguito, la strada che hai segnato, sperando che chi la percorrerà dopo di te possa provare tutto quello che hai provato tu, sentire tutto ciò che hai sentito, magari qualcosa di più. 

E che tutti i lettori diventino tuoi compagni di viaggio.

Schema della trama Web
Schema della trama

20120209: Il Muto

(…) Il Muto aveva quel modo di guardarti fisso, intenso, che sembra scavarti nell’anima ma con gentilezza, come il bisturi del chirurgo che vuole salvarti la vita, con quei suoi occhi azzurri, privi di qualunque traccia di calcolo, valutazione, giudizio, lo sguardo sincero di un bimbo invecchiato anzitempo che beve il mondo e tu, insieme al mondo, ti perdi in quello sguardo che senza malizia ti mette a nudo. (…)